La patina cangiante nei vari spettri cromatici mostra un’immagine di sé ogni volta diversa, in base alla posizione dell’osservatore nello spazio, restituendo così il concetto di “indefinito” perno delle scelte curatoriali. L’olografia è stata tradotta in texture cromatica per le stampe in quadricromia.
Infine, in linea con la prima edizione, è stato sviluppato un design grafico minimale, basato su colori neutri, che valorizzasse le opere in esposizione.